L’assistenza non basta. Servono diritti, uguaglianza e accessibilità universale
Dal Pd l’iniziativa per superare l’inadeguatezza della normativa nazionale e per lo sviluppo di una nuova visione culturale
Domenica si terrà a Roma, in contemporanea con molti altri Paesi del mondo, il Disability Pride che ha l’obiettivo di richiamare l’attenzione della istituzioni e della società sul diritto delle persone con disabilità di vivere la propria esistenza, godendo degli stessi diritti di tutti i cittadini. Sarà l’occasione per sollecitare le istituzioni ad applicare le normative, a partire dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, diventata legge dello Stato nel 2009, ma ancora trascurata e disattesa in molte sue parti. Domenica, in piazza sarà presente, anche il ministro per le Disabilità e la famiglia Lorenzo Fontana.
Proprio negli ultimi giorni alcune associazioni hanno evidenziato il rischio che l’istituzione di un ministero specifico per le disabilità possa preludere a una regressione culturale su conquiste raggiunte negli ultimi anni in termini di inclusione ed emancipazione delle persone con disabilità.
Fino ad oggi, non abbiamo avuto modo di capire se questo timore sia fondato, perché al di là di generiche e vaghe affermazioni di principio, il ministro non ha ancora presentato le linee programmatiche e di indirizzo che intende perseguire. Nel frattempo, il Pd ha presentato una proposta di legge delega in materia di accessibilità universale, perché secondo noi il tema della promozione e dell’attuazione dei principi di accessibilità e progettazione universale merita massima attenzione da parte del Parlamento e del governo.
Non a caso questo tema costituiva uno dei punti qualificanti del nostro programma elettorale.
È del tutto evidente che la condizione di disabilità non può essere considerata solo in riferimento alle politiche di assistenza. Occorre un approccio più ampio di tutela dei diritti che investa la politica e l’amministrazione in tutte le sue articolazioni, nazionali, regionali e locali.
In questo approccio, l’accessibilità universale deve essere riconosciuta, da una parte, come un bisogno primario e inalienabile di libertà, autonomia, autodeterminazione, uguaglianza di tutti i cittadini, a prescindere dalla loro condizione e, dall’altra parte, come un patrimonio collettivo che contribuisce a dare la misura della qualità democratica del nostro Paese.
La nostra proposta di legge recepisce il lavoro straordinario svolto dall’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità che ha segnalato più volte la necessità di superare l’inadeguatezza della normativa nazionale, attraverso la revisione complessiva e l’aggiornamento della disciplina sull’accessibilità. L’obiettivo è promuovere l’adozione e l’ampia diffusione della progettazione universale come indispensabile e imprescindibile passo per lo sviluppo di una nuova visione culturale.
Sul testo della proposta intendiamo aprire una discussione partecipata, coinvolgendo tutti i rappresentanti dei portatori di bisogni di accessibilità e dei vari mondi che si occupano della progettazione degli spazi e dei luoghi fisici e virtuali.
Sarà possibile misurare quanto il rischio di passi indietro in materia di inclusione delle persone con disabilità sia reale anche dalla disponibilità dell’esecutivo ad aprire un confronto su questa proposta di legge.
Sfidiamo, dunque, il governo del cambiamento in modo propositivo e costruttivo a discutere la nostra proposta e a lavorare insieme per approvarla in tempi rapidi, compiendo così un passo fondamentale per rendere effettivo il diritto di cittadinanza di tutte le persone.