Il governo mente, nessun aumento delle pensioni di invalidità
FONTE: DEMOCRATICA Lisa Noja@lisanoja · 9 gennaio 2019
Il governo ha mentito e continua a mentire, facendo il gioco delle tre carte.
Non dire la verità su questioni che riguardano chi è più bisognoso è inumano
A quanto pare, improvvisamente la Lega e il ministro per le Disabilità, Lorenzo Fontana, scoprono quello che era noto a chiunque abbia un minimo di conoscenza dei dati che riguardano le persone con disabilità e sappia fare di conto. Nella legge di bilancio e nella bozza del provvedimento che dovrebbe attivare e istituire il reddito e la pensione di cittadinanza, e che dovrebbe essere licenziato nel prossimo Consiglio dei Ministri, non è previsto alcun aumento universale delle pensioni di invalidità a 780 euro.
Eppure, a fronte delle nostre richieste di chiarimenti, la maggioranza gialloverde nelle aule del Parlamento per settimane ha mentito, sostenendo che la manovra finanziaria assicurava l’aumento in questione.
Eppure, pochi giorni fa, nella lista delle promesse realizzate, il vicepremier Di Maio spuntava quell’aumento con un bel “fatto”.
Affermazioni smentite anzitutto dalle cifre stanziate, assolutamente insufficienti per incrementare il trattamento previdenziale in questione. Difatti, tenuto conto dei dati INPS più recenti, per portare tutte le pensioni di invalidità dagli attuali 283 a 780 euro sarebbero necessari 6 miliardi circa. Al netto delle somme destinate ai centri per l’impiego, il Fondo previsto dalla legge di bilancio per il reddito di cittadinanza e per le pensioni di cittadinanza ammonta a circa 6 miliardi di euro per l’anno 2019, 8 miliardi per il 2020 e 8,3 miliardi dal 2021.
Sarebbe stato sufficiente al Ministro Fontana svolgere un semplice calcolo per capire che l’adeguamento delle pensioni di invalidità ripetutamente annunciato dal Governo non sarà realizzato. E ciò per la semplice ragione che l’operazione comporterebbe l’assorbimento totale del Fondo stanziato per il primo anno e dei 3/4 dello stesso Fondo per gli anni successivi.
Ma non solo mancano le risorse che il Governo aveva garantito. La bozza del provvedimento attuativo rivela anche come la stessa pensione di cittadinanza sia destinata ai soli cittadini che abbiano più di 65 anni, che vivano soli o con un altro ultra65enne e che soddisfino una serie di requisiti reddituali e patrimoniali. Nessuna menzione degli invalidi civili, dei ciechi civili, dei sordi, dei sordociechi più o meno gravi.
Lo stesso vale per il reddito di cittadinanza che è rivolto solo ai nuclei familiari che abbiano un ISEE pari a 9.360 euro. In questo caso, la disabilità rileva solo ai fini dei limiti patrimoniali, che sono lievemente innalzati nel caso in cui nel nucleo sia presente una persona con disabilità. Null’altro: di fatto, nell’erogazione del reddito di cittadinanza, le famiglie composte da una o più persone con disabilità saranno trattate come le altre, pur avendo una situazione di svantaggio economico e un rischio di impoverimento evidentemente molto peggiore.
Non basta. Dal calcolo del limite reddituale di riferimento risulterebbero esclusi i trattamenti come l’indennità di accompagnamento o i contributi per la vita indipendente ma non le provvidenze come la pensione di invalidità. Questo significa che i nuclei familiari più bisognosi composti anche da una o più persone con disabilità titolare di pensione di invalidità verrebbero penalizzati rispetto a quelli dove non è presente una persona con disabilità.
Oggi Di Maio e il sottosegretario Durigon provano ad aggiustare il tiro, dichiarando che 260 mila persone con disabilità avranno una pensione di invalidità più alta grazie all’introduzione del reddito di cittadinanza, perché sotto la soglia di povertà. Quindi, a ben vedere, si tratta di una ristretta platea di persone con disabilità in una condizione di povertà assoluta che otterranno, e sarebbe grave il contrario, semplicemente il trattamento riservato agli altri cittadini italiani cui è destinata la misura bandiera del M5S.
Il governo ha dunque mentito quando ha dichiarato di aver aumentato le pensioni di invalidità. E continua a mentire oggi, facendo il gioco delle tre carte per coprire le proprie menzogne con nuove bugie.
Non dire la verità è grave. Non dire la verità in politica è truffaldino. Non dire la verità in politica rispetto a questioni che riguardano le persone più bisognose è inumano. Ora, il governo provveda a correggere il tiro. Non basterà la solita operazione propagandistica, noi vigileremo attentamente. E lo faranno anche associazioni come Fish che in un proprio comunicato, oltre ad aver stigmatizzato “le dannose modalità propagandistiche di comunicazione che impattano su persone spesso in stato di disagio o disperazione” ha formulato una serie di proposte di modifica del provvedimento che il Governo sta per licenziare. Vedremo se l’esecutivo sarà capace di ammettere il proprio errore e accoglierle.